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mercoledì 6 giugno 2012

MARTA CHE ASPETTA L’ALBA | MASSIMO POLIDORO | PIEMME


             MARTA CHE ASPETTA L’ALBA
            (MASSIMO POLIDORO – 2011)
          PIEMME

Ho esitato prima di decidermi a comprare questo libro … un libro sulla malattia mentale, sulla sofferenza, su un tema ancora oggi tanto delicato … ma poi ho preso il coraggio a quattro mani e, alla fine, sono felice di averlo fatto. Se non abbiamo il coraggio di aprire una finestra su mondi lontani dal nostro, ma spesso più vicini di quel che crediamo, rimarremo sempre al buio!

In pillole:  
Questa è la storia di una donna, Mariuccia, che si ritrova sola e con una figlia (e, nell’Italia degli anni ’60, non era proprio cosa facile ….) e decide di fare domanda come infermiera all’ospedale psichiatrico di Trieste.
Mariuccia però non è un’infermiera, fa la magliaia ed è una madre che ha bisogno di mantenere se stessa e la propria bambina … ma soprattutto è una donna coraggiosa, alla quale il nuovo lavoro apre la porta su un mondo molto diverso da ciò che immaginava. Nell’ospedale psichiatrico i “matti” non sono persone, sono “esseri” senza diritti, da gestire in modo che rechino meno disturbo possibile.
Il lavoro degli infermieri è quindi mosto simile a quello dei secondini in un carcere e i “matti” subiscono ogni genere di trattamento inumano, (camere di isolamento al buio totale, elettroshock, camicie di forza) senza che nessuno mai osi dire alcunché. La stessa Mariuccia, pur vedendo questa orrenda realtà parallela e ponendosi da subito delle domande sul perché degli esseri umani debbano subire tanto orrore, non osa dire nulla per timore della terribile caposala, la signora Pasin, dalla quale dipendono tutte le decisioni, sia sulla vita dei pazienti che su quella delle infermiere. Basta una parola di troppo per perdere il lavoro, e Mariuccia non può permetterselo!
Si adatta a quella quotidianità assurda e obbedisce agli ordini, proibendosi anche solo di pensare che i “matti” sono persone con una storia, una vita, un’anima. Ma la storia di Mariuccia si intreccia con quella di un’altra donna, una “matta” che, al suo ingresso nell’ospedale psichiatrico era solo una ragazzina. Si chiama Marta ed è stata ricoverata dopo aver dato in escandescenze a seguito di una sbronza. Marta ha perso il padre e la madre in un incidente ed il cognato, dopo aver plagiato la sorella, l’ha fatta internare sostenendo che lo shock per la perdita dei genitori l’ha fatta impazzire e che è un pericolo per sé e per gli altri. La verità è un’altra, il cognato di Marta vuole per sé l’azienda del suocero e la presenza della ragazza, ribelle e non disposta a farsi plagiare come la sorella, è un problema. Ma Marta è una “matta”, non ha diritti, nessuno l’ascolta e scivola sempre più nel baratro dell’orrore.
La vita di Mariuccia cambia con l’arrivo di un medico giovane e coraggioso, Franco Basaglia, che inizia a denunciare con forza i trattamenti a cui sono sottoposti i pazienti psichiatrici e si impegna in prima persona per ottenere per loro un nuovo mondo, un mondo in cui possano essere ascoltati e curati. Un mondo in cui, se possibile, possano essere reinseriti. Mariuccia crede in Basaglia e trova in sé la forza di seguirlo e di diventare una donna migliore, coraggiosa e indipendente. Per lei arriva finalmente una nuova alba. E lo stesso vale per tanti pazienti dell’ospedale, che iniziano finalmente ad essere “uomini e donne”, non solo “matti”. Purtroppo, però, per alcuni, l’alba è arrivata troppo tardi. E per Marta?
Temi: il libro affronta un tema veramente difficile: la malattia mentale, le sue conseguenze devastanti per il malato e anche per chi gli sta accanto. L’autore racconta della lotta di un uomo che ha davvero cambiato il mondo della psichiatria ed il modo di concepire la malattia e di vedere il malato. Si parla quindi di malattia e rispetto del malato, parla di umanità e disumanità degli operatori sanitari. Ma anche della condizione femminile alla fine degli anni ’60 e delle lotte delle donne per ritagliarsi la propria indipendenza ed il diritto di scegliere. Attraverso le storie (tragiche ma anche di speranza) di Marta e Mariuccia il lettore è portato a riflettere su questi temi.
Il libro parla del lavoro coraggioso di Basaglia e di come un uomo di grande competenza e di profonda umanità, abbia saputo lottare per cambiare le cose. Parla quindi di coraggio e di dedizione. Quello che, però (e purtroppo) non viene affrontato è l’altro lato della medaglia, vale a dire il rapporto tra i malati ed i familiari che devono prendersi cura di loro. Molti dei matti di Basaglia sono riusciti a reinserirsi. Ma come si affrontano i problemi di quelli che non ce la fanno? Chi aiuta coloro che se ne devono occupare? Su questi aspetti, al termine della lettura, conviene forse riflettere.


cit. Basaglia

Leggilo se:
  • Non hai paura di una lettura impegnativa e “forte”.
  • Pensi che conoscere le cose orribili che l’uomo ha saputo fare in passato è il miglior modo per far sì che non si ripetano in futuro.
  • Pensi che, in fondo, da vicino nessuno è “normale”.

Non leggerlo se:
  • hai paura di commuoverti.
  • Vuoi sempre il lieto fine.

Veniamo a noi: come ci poniamo davanti alle disabilità (di qualunque tipo, fisiche e mentali)? Siamo davvero così aperti a ciò che è diverso da noi? O abbiamo paura? E questa paura è davvero così ingiustificata? I manicomi in Italia non esistono più e questo significa che storie come quella di Marta, grazie a Dio, non potranno più ripetersi. Ma la chiusura dei manicomi non ha portato con sé la creazione di una rete di strutture e supporti per la gestione dei malati. Tutto grava sulle famiglie e le cronache sono piene di episodi drammatici scaturiti proprio dall’abbandono di coloro che hanno la disgrazia di un figlio, un fratello, un genitore che soffre di disturbi mentali. Se era ingiusto e incivile trattare i “matti” come animali, è giusto e degno di un paese civile abbandonare a se stessi le famiglie che sono colpiti dalla disgrazia della malattia mentale?

La Frase che mi piace:E, come quel giorno, ogni mattina Marta si fa trovare sempre sotto il portico, che piova o ci sia il sole. Lei è sempre là, che aspetta l’alba e l’arrivo della sua amica Mariuccia”.


Recensito da ET

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